mercoledì 17 aprile 2019

It's time to play #3 | Tomb Raider. Le origini di Lara Croft

Buon pomeriggio a tutti, gamers! Questo mese ho deciso di parlarvi di un'altra saga che ho amato tantissimo, seconda solo a Kingdom Hearts, ovvero Tomb Raider. Per la precisione vi parlerò brevemente della Trilogia delle Origini di Lara Croft. Per chi non lo sapesse, sono una grandissima amante delle protagoniste badass e Lara per me è la migliore. Ritengo che Crystal Dynamics abbia fatto un lavoro magnifico per quanto riguarda lo sviluppo del suo personaggio, fatto di sacrifici, tanta determinazione e soprattutto molto coraggio. Lo stesso vale per Eidos Montréal per quanto riguarda il capitolo conclusivo della trilogia, chiamato anche "The End of the Beginning". Un grandissimo pregio infatti è proprio la crescita della nostra archeologa preferita, che da normalissima ragazza si accinge a diventare la razziatrice di tombe più famosa di tutti i tempi. Come in ogni capitolo di Tomb Raider che si rispetti, anche qui troverete di tutto: avventura, tombe da esplorare, misteri da risolvere, enigmi da decifrare e una bella dose di scontri all'ultimo sangue. Insomma, ce n'è per tutti. XD Prima della mia personalissima opinione troverete un breve riassunto spoiler free. Buona lettura. ❤



[Tomb Raider] Dopo essersi laureata in archeologia, la ventunenne Lara Croft s'imbarca sull'Endurance per la sua prima spedizione archeologica, insieme all'amica Samantha Nishimura. Nonostante la giovane età e l'inesperienza, Lara si è lasciata catturare dal mito di Himiko, la Regina del Sole dell'isola di Yamatai, di cui Sam sembrerebbe essere l'ultima discendente. Yamatai però è un po' come Atlantide: nessuno ne conosce l'ubicazione né crede nella sua reale esistenza. Verso la fine della spedizione, la nostra giovane archeologa ha un'intuizione e, dopo averne discusso con il resto dell'equipaggio, il capitano e vecchio amico di famiglia Conrad Roth decide di assecondarla. Si dirigono quindi al largo delle coste giapponesi, nel famigerato Triangolo del Drago, zona nota per la sparizione di navi e aerei spesso ricollegati ad eventi paranormali. Per (s)fortuna l'intuizione di Lara si rivela corretta e, una volta entrati nel Triangolo del Drago, una tempesta si abbatte sull'Endurance, facendola naufragare. I superstiti riescono a raggiungere la costa di un'isola che, nel corso della storia, la nostra eroina scoprirà essere davvero la leggendaria Yamatai. L'equipaggio dell'Endurance però non è il primo ad essere naufragato sulle sue coste maledette. Impossibilitati a lasciare l'isola dopo svariati tentativi, nel corso degli anni, tutti i superstiti hanno iniziato a farsi chiamare Solarii, in onore della Regina del Sole, capitanati da Mathias, il più spietato di tutti. A questo punto le domande che affollano la testa della giovane (e anche la nostra) iniziano a farsi sempre più pressanti: perché le tempeste si abbattono sulle coste di Yamatai solo quando qualcuno vi si avvicina? E, peggio ancora, quando qualcuno prova ad andarsene? In cerca di risposte, Lara si avventura sempre più nell'entroterra. Dopo essere riuscita a liberare i sopravvissuti dell'Endurance dai Solarii, la giovane si mette alla ricerca di Sam, rapita da Mathias poco dopo il naufragio. Alla fine le domande della ragazza trovano risposta in un'antica camera segreta in cui s'imbatte per puro caso, dopo essere fuggita per l'ennesima volta da un attacco dei Solarii. Decisa a porre fine a tutta questa follia e a lasciare sana e salva l'isola, Lara si avventura all'interno della città sacra, fino ad entrare nell'antico Monastero di Himiko.
[Rise of the Tomb Raider] Dopo la terribile esperienza che è stata costretta a subire un anno prima sull'isola di Yamatai, Lara cerca un modo per riabilitare il nome dei Croft, screditato dalla comunità scientifica. Ormai consapevole delle sue capacità, la ragazza è decisa a dimostrare che la Sorgente Divina cercata dal padre prima di morire esiste veramente. Parte quindi per la Siria, dove riesce a trovare la tomba del Profeta Immortale di Costantinopoli, ovvero colui che dopo essere stato dichiarato eretico dalla Chiesa, fuggì e fondò la città perduta di Kitež. Purtroppo subito dopo aver scoperto che la bara è vuota, fa irruzione nella tomba una squadra pesantemente armata di Soldati della Trinità, capeggiata da Konstantin. La Trinità è un antico ordine di cavalieri della Chiesa, ora diventata un'organizzazione paramilitare segreta. Prima di lasciare la Siria, Lara trova all'interno della tomba un simbolo, lo stesso studiato dal padre, che le permette di proseguire con le sue ricerche. Se anche la Trinità sta cercando la Sorgente Divina, significa che il padre non era un visionario come tutti credevano. La nostra giovane eroina parte quindi per la Siberia accompagnata dal fedele amico Jonah, l'unico sopravvissuto dell'Endurance con cui ha mantenuto i rapporti. Durante la ricerca della città perduta Lara incontra Jacob, il capo dei Discendenti, ovvero i pronipoti dei seguaci del Profeta Immortale. Stabilitisi nella Valle Geotermica dopo che Kitež sprofondò tra i ghiacci, il loro compito è quello di proteggerne i segreti. Per questo motivo ingaggiano una vera e propria guerra contro la Trinità, al fine di impedire ai fanatici religiosi di impossessarsi della Sorgente Divina. Decisa a fermarli a tutti i costi, Lara si allea con i Discendenti e, seguendo il Sentiero degli Immortali, riesce ad entrare a Kitež poco prima della Trinità.
[Shadow of the Tomb Raider] Due mesi dopo essere tornati dalla Siberia, Lara e Jonah partono alla volta di Cozumel, in Messico, per sventare ancora una volta i piani della Trinità. Pur di fermare il loro capo, ovvero il dottor Pedro Dominguez, Lara indossa una maschera tipica del dia de los muertos e riesce a passare inosservata per le vie della città, fino a raggiungere una tomba nascosta. Purtroppo ignora gli avvertimenti di un affresco che si trova sulle pareti della tomba e prende il Pugnale di Ix Chel, deposto al centro di un altare. Così facendo però scatena l'apocalisse Maya, composta da quattro catastrofi naturali che culmineranno con la "Morte del Sole", ovvero un'eclissi solare permanente. Per impedire alla Trinità di distruggere il mondo, Lara deve non solo recuperare il pugnale che Dominguez è riuscito a rubarle, ma anche trovare lo Scrigno d'Argento di Chak Chel, la sua reliquia gemella. In questo modo potrà compiere un rituale che prevede il sacrificio del dio Kukulkan, fermando la Morte del Sole. I due amici si mettono sulle tracce dello Scrigno per impedire a Dominguez di impossessarsene. Partono quindi per il Perù, non prima di essersi miracolosamente salvati da uno tsunami che distrugge Cozumel. Purtroppo poco prima di arrivare a destinazione vengono investiti da una tempesta di grandine, che fa precipitare il piccolo aereo nel bel mezzo della giungla peruviana, separandoli. Dopo aver ritrovato Jonah, i due riescono ad uscire dalla giungla, raggiungendo la città di Kuwaq Yaku. Lì grazie all'aiuto di Abigail Ortiz trovano delle antiche rovine Maya e, seguendo altri indizi, riescono a trovare la città segreta di Paititi. Con grande stupore della giovane, l'antica civiltà pre-Inca è sopravvissuta fino ai giorni nostri, nascosta al resto del mondo. Qui, nonostante sia in atto una vera e propria guerra civile tra i seguaci del culto di Kukulkan e i ribelli fedeli a Unuratu, la legittima regina di Paititi, Lara riesce a guadagnarsi la fiducia di quest'ultima. Dopo aver seguito svariati indizi e affrontato molte prove, finalmente Lara riesce a trovare l'ubicazione dello Scrigno proprio grazie all'aiuto di Unuratu, solo per scoprire che la preziosa reliquia non si trova più lì. Seguendo la via chiamata "Missione di San Juan" insieme al fedele Jonah, gli scontri con la Trinità si fanno sempre più pericolosi, mentre un terremoto distrugge la città. Purtroppo, dopo il terremoto arriva anche un'eruzione vulcanica, ovvero la quarta catastrofe, come prova che per Lara ormai non c'è più tempo. Mentre la Morte del Sole è già iniziata, Lara si addentra nella Città del Serpente per fermare Dominguez e la Trinità una volta per tutte.

🎮 LA MIA OPINIONE 🎮

Da giocatrice amo scoprire le cose man mano, quindi ho preferito non scendere troppo nei dettagli, nel caso in cui non abbiate mai giocato alla trilogia e foste interessati ad iniziarla. Purtroppo so che è stata criticata per svariati motivi, primo tra tutti il paragone con i vecchi videogiochi, ma personalmente l'ho amata. Certo, questa non è la classica Lara matura al quale siamo abituati, è una ragazzina che deve ancora crescere e maturare, ma secondo me questo è il grandissimo punto di forza della trilogia. In fondo credo di essere cresciuta insieme a lei.
In Tomb Raider ho amato il mistero legato a Yamatai, cercare di scoprire il motivo per cui nessuno potesse lasciare l'isola mi ha intrigata un casino, devo essere onesta. La rivelazione finale mi ha lasciata a bocca aperta. Tra l'altro, è stato proprio grazie a questa storia che ho scoperto dell'esistenza del Mare del Diavolo (dall'inglese Devil's Sea) o Triangolo del Drago (dal giapponese Ma No Umi), che è semplicemente meno conosciuto rispetto al più famoso Triangolo delle Bermuda, che il Regno di Yamatai è esistito veramente ed era tra i più prosperi dell'epoca, così come Himiko è stata davvero una sua regina. E poi c'è chi dice che i videogiochi non insegnano nulla. XD La crescita di Lara è tangibile, in quanto all'inizio è una normalissima ragazza alla sua prima spedizione archeologica importante, di conseguenza dopo il naufragio è spaventata, confusa e assolutamente impreparata a ciò che l'attende. Com'è giusto che sia. Sola e senza la benché minima idea su come comportarsi, dopo uno smarrimento iniziale la vediamo prendere sempre più consapevolezza delle sue capacità di esploratrice e guerriera. La sua crescita è lenta ma costante: inizialmente i rimorsi per aver ucciso i Solarii la distruggono, ma più proseguiamo nell'avventura, più la vediamo sviluppare una sorta di scudo contro le sue stesse emozioni, permettendole di fare ciò che è necessario per salvare sé stessa e i compagni. Il fatto che Mathias e gli altri Solarii non abbiano il benché minimo rimorso per le azioni aberranti che commettono mette ancora più in evidenza l'umanità della nostra eroina. Man mano che si prosegue con la storia si apprendono nuove abilità e si impara ad utilizzare nuove attrezzature.
Vi dirò, le armi da fuoco sono indubbiamente comode in alcuni scontri, ma la bellezza di utilizzare il fedele arco non ha paragoni. Nonostante il gioco sia del 2013 e la grafica sia meno precisa di quella a cui ormai siamo abituati, ho trovato le varie ambientazioni ben fatte. Che fossero villaggi abbandonati, antiche rovine, relitti di vario genere, le fortificazioni rudimentali dei Solarii o la natura selvaggia dell'isola tra foreste, spiagge e caverne, tutto è stato reso nel migliore dei modi per la grafica di qualche anno fa. Questo mi ha permesso di immedesimarmi meglio nella storia, grazie anche al coinvolgimento visivo. Tra l'altro il TressFX 1.0, la nuova tecnologia per la gestione realistica dei capelli, è stato introdotto per la primissima volta proprio in Tomb Raider. I combattimenti di vario genere non sono mancati e, a mio avviso, sono stati ben bilanciati con la parte esplorativa del gioco. La presenza delle tombe opzionali mi ha permesso di cimentarmi nella risoluzione degli enigmi, non sempre facili ma comunque sempre stimolanti. A mio avviso purtroppo questa prima avventura resta in un certo senso slegata dalle altre, come se fosse una storia a sé, in quanto la Trinità rappresenta un collegamento importante per la trama principale dei seguiti. Per quanto riguarda il gameplay invece, vorrei sottolineare il fatto che l'istinto di sopravvivenza si può disattivare dalle impostazioni (o tutt'al più si può direttamente non utilizzare il tasto). Lo dico perché so che una delle critiche che è stata mossa alla trilogia è proprio questa funzione, in quanto alcuni ritengono che renda il gioco troppo facile. Per quanto mi riguarda, essendo molto miope, l'ho trovato particolarmente comodo, soprattutto quando la stanchezza iniziava a farsi sentire dopo lunghe sessioni di gioco.
In Rise of the Tomb Raider ho amato l'introduzione di un nemico così potente come appunto la Trinità, senza contare che ho trovato azzeccato associare questa potenza proprio a dei fanatici religiosi, che compiono le azioni peggiori pur di ottenere ciò che vogliono. Insomma, adesso come adesso ho trovato che questa scelta abbia reso la storia ancora più plausibile nel mondo creato da Crystal Dynamics. Il segreto dietro al Profeta Immortale, alla Sorgente Divina e alla città perduta di Kitež mi ha fatta appassionare davvero molto all'avventura. Insomma per me è stata un'idea geniale, ben strutturata e ben curata. Probabilmente è la più riuscita delle tre in quanto completamente originale. Qui vediamo inizialmente una Lara ancora provata dagli eventi avvenuti su Yamatai: l'essere stata costretta ad uccidere delle persone per salvarsi, oltre all'essere stata implicitamente accusata della tragedia, l'hanno portata a soffrire di disturbo da stress post-traumatico. Il fatto che sembrerebbe essere diventata anche paranoica ci mostra una ragazza ben diversa da come ce la saremmo aspettata. Io per prima sono rimasta stupita, soprattutto perché non ho mai pensato che la colpa di tutto potesse ricadere su di lei. E lasciatemelo dire, questa cosa non mi è piaciuta. Posso accettare che lei si senta responsabile, ma non che altri la ritengano responsabile: tutti cercavano Yamatai, il fatto che sia stata Lara a capire dove si trovasse non la rende colpevole, non poteva sapere che quella era un'isola maledetta. Praticamente Jonah è l'unico che le è rimasto accanto e questo me lo ha fatto amare, ma allo stesso tempo mi ha portato a disprezzare Sam perché, ammettiamolo, quella a cui Lara ha dovuto salvare le chiappe più di una volta è stata proprio lei. Se ho mal interpretato commentate pure, sono aperta al dialogo. In ogni caso, poco dopo ci appare chiaro che Lara non sta impazzendo, ma che la Trinità la sta tenendo d'occhio fin dal suo ritorno da Yamatai. Da lì inizia l'avventura e la crescita della nostra eroina riprende. Non è altrettanto visibile come in Tomb Raider, eppure quella che ci troviamo davanti non è più la ragazza spaventata e quasi spezzata dai sensi di colpa, ma una guerriera. A volte mi è sembrato che la nostra eroina perdesse di vista il vero obiettivo, come se le importasse di più dimostrare che il padre non era un pazzo, piuttosto che fermare la Trinità. Ma in realtà anche questo conflitto interiore è l'ennesima prova che la nostra giovane archeologa continua a crescere. La determinazione con la quale combatte per ciò in cui crede è una delle cose che ho sempre apprezzato maggiormente in lei. Inizialmente armata del fedele arco, il gameplay presenta delle leggere differenze rispetto al precedente capitolo. Oltre ad aver aggiunto una seconda piccozza per le pareti scalabili, ghiacciate o meno, una delle migliorie che ho particolarmente apprezzato è stato l'utilizzo delle risorse recuperate in giro. Se in Tomb Raider si potevano raccogliere solo munizioni o kit di sopravvivenza destinati esclusivamente a curare Lara, in Rise è stata introdotta la raccolta delle risorse naturali
Questa novità ha permesso al giocatore di poter non solo creare le comuni frecce, ma anche delle munizioni speciali, man mano che venivano sbloccate le relative abilità nei campi base. Le risorse sono quindi state suddivise tra la creazione delle munizioni e la cura delle ferite di Lara. L'introduzione delle monete ha di conseguenza portato all'introduzione di un mercenario, dando la possibilità al giocatore di poter comprare nuove armi e potenziamenti di vario genere. Il poter usare munizioni speciali ha inevitabilmente portato ad avere più tasti da utilizzare, facendo diventare R3 il tasto dell'istinto di sopravvivenza. Ammetto di essere stata inizialmente spaesata da tutte queste modifiche in quanto, avendo iniziato Rise cinque minuti dopo aver finito Tomb Raider, mi veniva naturale utilizzare i tasti nel modo "sbagliato". In ogni caso è stata solo questione di abitudine e ritengo che il gameplay ne abbia tratto giovamentoOltre alle classiche tombe opzionali, più o meno difficili, in Rise sono state inserite anche le cripte, che non presentano enigmi da risolvere, ma regalano abilità speciali una volta completate. Per quanto riguarda invece la grafica, è superfluo dire che è migliorata rispetto al capitolo precedente. Si parla comunque di un videogioco del 2015, di conseguenza non è paragonabile a quella di Shadow ma le ambientazioni sono state rese al meglio. Sia la Siria che la Siberia presentano un notevole quantitativo di dettagli. La città di Kitež è spettacolare nel suo terrificante stato di abbandono, in particolare per quanto riguarda l'ultimo enigma prima di entrare nella città perduta: trovo che il planetario sia qualcosa di meraviglioso. La Base Sovietica o il vecchio gulag, così come la Valle Geotermica, mostrano al meglio il lavoro fatto dal team grafico di Crystal Dynamics, mettendo in contrapposizione lande completamente innevate con una splendida valle rigogliosa. La necropoli o gli archivi allagati rendono bene la drammaticità della situazione, così come gli scontri con la Trinità sono stati resi ancora più "spettacolari" rispetto agli scontri con i Solarii. Per quanto riguarda il TressFX, la versione utilizzata non è chiamata 4.0, bensì PureHair, modificata da Square Enix appositamente per essere utilizzata in Rise. In questo nuovo capitolo si potranno notare non solo le movenze naturali della chioma di Lara, ma anche le ombre sul viso e addirittura un effetto "gravità zero" che permette al giocatore di vederli fluttuare sott'acqua, con Lara che li strizza una volta tornata a riva, apparendo più "pesanti" e scuri, scompigliati e visibilmente bagnati. La neve si accumulata su capelli e vestiti in maniera davvero veritiera, rendendo la nostra eroina una specie di regina dei ghiacci.
In Shadow of the Tomb Raider ho apprezzato che abbiano trovato il modo di sfruttare il mito dell'apocalisse Maya e lasciatemelo dire: wow. Il modo in cui hanno intrecciato le varie mitologie Maya, Inca, e Azteca per creare un background super plausibile su Paititi, sui Cultisti e la Trinità... io sono rimasta senza parole. Per non parlare del cambio di rotta per quanto riguarda le creature originali: stavolta non sono più relegate a semplici guardiani di una città segreta e di una reliquia nella parte finale del gioco. Da brava fifona quale sono non sapere quando avrei incontrato gli Yaaxil mi ha messo un po' d'ansia, devo ammetterlo. La rivelazione finale sul Fuoco Cremisi mi ha lasciata a bocca aperta e, onestamente, ho adorato giocare tutta la parte dopo il classico punto di non ritornoNon so se sentivo l'emozione del concludere un'altra saga o altro, ma comunque una volta arrivata alla parola FINE mi sono sentita un po' triste.
La scena dopo i titoli di coda è un bellissimo tributo ai vecchi videogiochi e l'ho apprezzata tantissimo. Qui ormai la crescita di Lara è praticamente giunta al termine. Dopo l'iniziale sconforto causato dal senso di colpa, la rabbia prende il sopravvento sulla nostra giovane archeologa. Il vedere tutte quelle persone morte per causa sua la porta anche a litigare con Jonah: lui vuole rimanere a Cozumel per aiutare i sopravvissuti, mentre lei è impaziente di partire per cercare lo Scrigno d'Argento e impedire alla Trinità di distruggere il mondo. Questo momento di debolezza tuttavia è breve, in quanto nella giungla peruviana rivediamo la guerriera determinata al quale ormai siamo abituati. L'unico altro momento di sconforto che vive la nostra eroina è verso la fine del gioco, ma non voglio fare spoiler. La Lara che vediamo alla fine di quest'avventura è una ragazza sicuramente più matura e consapevole delle sue reali capacità: forte, determinata, coraggiosa e altruista, pronta ad affrontare qualsiasi cosa e decisa a continuare a svelare nuovi misteri.
Il gameplay di questo terzo capitolo è molto simile a quello del suo predecessore, in quanto la raccolta di risorse e la creazione di munizioni speciali non è variata. La stessa cosa vale per le risorse curative, a cui sono state aggiunte delle piante per migliorare la percezione e la concentrazione di Lara per un breve periodo di tempo. Inoltre in determinati punti è anche possibile cospargere Lara di fango, per permetterle di mimetizzarsi meglio e uccidere i soldati della Trinità con degli attacchi furtivi. Le munizioni speciali variano rispetto a quelle di Rise e, ahimè, ho dovuto dire addio alle mie amate frecce velenose. In compenso ho guadagnato quelle che fanno rincoglionire i bersagli e ammetto di essermi divertita un sacco. Sono davvero una cattiva persona. XD Da amante di arco e frecce devo però ammettere che in certe occasioni avrei preferito poter utilizzare anche le armi da fuoco, in quanto all'interno di Paititi non sono consentite essendo troppo moderne per la popolazione locale. Insomma, bello l'arco, ma fino ad un certo punto: alcuni Cultisti sono stati particolarmente ostici da uccidere a causa di quello stupido elmetto piumato, che impedisce al giocatore di effettuare i colpi alla testa, che sono anche quelli che fanno guadagnare più punti esperienza tra l'altro. E poi i Cultisti menano di brutto! Tre colpi di mazza ed ero morta stecchita. In compenso il dover utilizzare particolari abiti per poter interagire con determinati abitanti di Paititi (la tunica Airone Blu per i ribelli fedeli a Unuratu e la tunica da Guardia del Serpente per i Cultisti) secondo me è stata un'idea geniale. La stessa cosa vale per le antiche vestigia da riportare alla luce per ottenere diverse abilità in base al completo indossato, ottenibili una volta completate le cripte. E se pensavo che la grafica in Rise fosse ben fatta, in questi anni le cose sono ovviamente migliorate: in Shadow la quantità di dettagli è fantastica, un vero piacere per gli occhi. Lara è più realistica che mai, sia nelle movenze che nelle espressioni facciali, i capelli si muovono ad ogni minimo spiffero di vento o movimento. Le tombe e le cripte da esplorare, la stessa Paititi o i dettagli presenti nella giungla peruviana sono da ammirare. L'acqua è talmente cristallina da permettere di vedere il fondale in determinate scene, mentre quella che scorre nei fiumi e nelle cascate sembra vera. A Kuwaq Yaku invece è visibilmente torbida, rendendo quella città degradata sia sopra che sotto la superficie. Le onde, le foglie e i rami degli alberi si muovono sospinti dal vento in modo davvero realistico. I giaguari e gli altri predatori sono perfetti dal punto di vista estetico, così come i capibara, i cervi e gli altri animali da cacciare. Non che ci fossero dubbi in proposito, ovviamente. Di contro gli stessi dettagli hanno accentuato la bruttezza degli Yaaxil, oltre a rendere il Cenote e un altro paio di tombe particolarmente macabre. Insomma, graficamente parlando quest'ultimo capitolo è una bomba, in tutto e per tutto. L'unica pecca che ho riscontrato in quest'ultimo videogioco è la durata: poco più di 15 ore di storia per me sono state davvero poche. Badate bene, non parlo del tempo complessivo che ho impiegato a completare il gioco al 100%, ma della durata della storia in séUna parte di me sta ancora piangendo per aver concluso questa splendida avventura. Quando avrò completato le sette avventure con relative tombe del Season Pass dovrò definitivamente dire addio alla nostra eroina? Chi lo sa. Spero che Crystal Dynamics ed Eidos Montréal prendano in considerazione l'idea di una nuova avventura, con la nostra razziatrice di tombe preferita sicuramente forgiata da questa esperienza. 
Ad oggi non so decidere quale dei tre capitoli mi sia piaciuto di più, in fondo ognuno di loro mi ha catturata in modo diverso. Magari quando li giocherò nuovamente sarò in grado di decidere.
Bene, direi che per oggi vi ho torturati abbastanza. XD
Alla prossima,
Bontix

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