Buona sera, readers! Avete visto il post di ieri, i miei consigli di lettura? Se la vostra risposta è no, male xD Ma vi lascio qui il link in modo da poter sbirciare. Magari potreste trovare qualcosa che vi stuzzica =) Oggi voglio parlarvi di The Treatment, il secondo capitolo della duologia di Suzanne Young. Potete leggere il mio parere su The Program qui, in modo da confrontare entrambe le recensioni e decidere cosa fare. Dico questo perché, per quanto il primo mi abbia rapita completamente, il secondo non sono riuscita ad apprezzarlo più di tanto. Motivo che mi ha fatto ritardare di parecchio la pubblicazione di questa recensione: non sapevo cosa scrivere, quindi cancellavo e ricominciavo, ma alla fine chiudevo Word e lasciavo perdere. Se potessi farvi spoiler, molto probabilmente non farei altro che elencarvi schiettamente i punti che non mi sono piaciuti per niente, spiegandovi e perché e per come, ma non potendo/volendo ho deciso di tenere sotto controllo il mio parere e di farvi una recensione anche sconclusionata ma senza sparare a zero sulla croce rossa. Ma adesso smetto di parlare e vi lascio la mia opinione.
Titolo: The Treatment
Autore: Suzanne Young
Editore: DeAgostini
Pagine: 384
Prezzo: € 14,90
Data d'uscita: 7 giugno 2016
Sono passate settimane da quando Sloane è stata dimessa dal Programma, il progetto sperimentale che obbliga gli adolescenti a rischio di depressione alla rimozione dei ricordi, eppure è ancora sotto stretta osservazione.Nonostante abbia dimenticato intere parti del suo passato, il cuore l’ha spinta di nuovo tra le braccia di James, il ragazzo che ha sempre amato. In questo modo, però, ha scoperchiato una scatola che avrebbe dovuto rimanere sigillata, mettendo in pericolo la validità stessa della terapia a cui entrambi sono stati sottoposti. Ma il Programma non può permettersi di fallire e dà il via a una caccia serrata. In fuga dagli stessi uomini che li hanno internati, Sloane e James non possono fare altro che unirsi a un gruppo di ribelli che vuole scardinare l’impalcatura di segreti e bugie su cui si fonda il Programma. Riuscirci, però, è tutt’altro che semplice. Soprattutto perché l’unico indizio a disposizione è la pillola arancione che Michael Realm – il solo amico che Sloane aveva nel Programma – le ha lasciato prima di scomparire nel nulla. L’antidoto in grado di ripristinare i ricordi persi. La Cura su cui tutti vorrebbero mettere le mani.
In un crescendo di inseguimenti, depistaggi e tradimenti, si conclude la storia d’amore di Sloane e James: il secondo, appassionante capitolo della serie bestseller del «New York Times».
VOTO:
RECENSIONE
Dare tre stelle a questo romanzo, quando il primo volume se n’era aggiudicate quasi cinque, è stata una sorpresa inaspettata e una bella delusione. Chiacchierando con altre blogger e leggendo i pareri online, non ho riscontrato questo grande problema: il libro generalmente è piaciuto a tutti, e al 50% anche a me. Tuttavia, avendo cominciata la lettura immediatamente dopo – o quasi – a The Program, ho riscontrato un livello nettamente inferiore rispetto al suo predecessore. Il romanzo si è comunque beccato la sufficienza piena, ma mi ha lasciato l’amaro in bocca… Sia per il finale che per l’intero viaggio, il quale, dopo il crescendo di aspettative generate dal primo libro, si è rivelato per me un tantino inconcludente e pieno zeppo di situazioni portate all’esasperazione solo e soltanto per allungare il brodo. E questo mi è dispiaciuto veramente tanto, perché nutrivo forti aspettative su The Treatment. Ma, come sempre, andiamo per gradi.
Dare tre stelle a questo romanzo, quando il primo volume se n’era aggiudicate quasi cinque, è stata una sorpresa inaspettata e una bella delusione. Chiacchierando con altre blogger e leggendo i pareri online, non ho riscontrato questo grande problema: il libro generalmente è piaciuto a tutti, e al 50% anche a me. Tuttavia, avendo cominciata la lettura immediatamente dopo – o quasi – a The Program, ho riscontrato un livello nettamente inferiore rispetto al suo predecessore. Il romanzo si è comunque beccato la sufficienza piena, ma mi ha lasciato l’amaro in bocca… Sia per il finale che per l’intero viaggio, il quale, dopo il crescendo di aspettative generate dal primo libro, si è rivelato per me un tantino inconcludente e pieno zeppo di situazioni portate all’esasperazione solo e soltanto per allungare il brodo. E questo mi è dispiaciuto veramente tanto, perché nutrivo forti aspettative su The Treatment. Ma, come sempre, andiamo per gradi.
Il secondo volume si apre dove il
primo ci aveva lasciati. Sloane e James sono in fuga, alla ricerca di Lacey e
Kevin per unirsi ai ribelli. Tutti ormai li stanno cercando, non solo le loro
famiglie ma anche – e soprattutto – il Programma. Incontriamo quasi subito due
nuovi personaggi: Dallas, che per quanto il nome – e il temperamento e
tantissime altre cose – potrebbe ingannare è una ragazza, e il suo fidato amico
Cas. Da qui, Sloane e James capiscono che i giochi sono cominciati, che non si
può più tornare indietro. E seguono Dallas affinché li conduca da Lacey. Praticamente
per l’intero libro, la storia non si snoda granché. I ragazzi scappano,
cambiando rifugio ogni tot. di tempo per non farsi beccare, e lentamente
scopriamo piccole cose. Ad incombere sul rapporto dei due protagonisti, tornerà
anche la figura di Realm e non solo… Sloane ha la cura. Conserva
ancora la pillola arancione che potrebbe liberare tutti i suoi ricordi e quelli
di James, ma ne ha soltanto una. Ecco perché entrambi decidono di non
prenderla. Per di più, pare proprio che questa pillola porti alla pazzia o,
nella maggior parte dei casi, alla morte. In tutto questo paciugo, susseguono situazioni
degne de Ai confini della realtà, con Sloane e il suo stramaledetto triangolo
amoroso, Dallas e la sua simpatia pari ad una lama infilata nello stomaco e
James e le sue fughe/discussioni da bimbo dell’asilo. Ve lo giuro, io avrei
voluto prendere tutti a sberle. E sberle potenti. Capirete da voi, a questo
punto, che non vi dirò più nulla sulla trama, poiché rischierei di spoilerarvi
troppo. Perciò parto qui col mio commento al romanzo.
Ho un’unica domanda per l’autrice: Suzanne Young, che cos’hai fatto?! *piange disperata*
Nel complesso non posso dire che The Treatment sia un brutto libro, ma non posso nemmeno dire che sia bello o avvalorarlo come degno seguito e degna conclusione. Perché, ahime, non lo è per niente. Leggerli insieme mi ha dato l’impressione di cadere dalla padella nella brace, non so. Dalle stelle alle stalle, ecco. È come se l’autrice abbia messo tutto ciò che di buono aveva questa duologia nel primo volume, dimenticandosi completamente il secondo, che ha farcito con situazioni grottesche. Partendo dai personaggi, che molto più di spesso sembrano caricature di quelli che compaio in The Program. In molti mi hanno detto che, probabilmente, il problema è stato quello di leggerli uno in fila all’altro, perciò – sconsiglio spassionato – non leggeteli di filata! Aspettate, magari voi apprezzerete questa serie molto più di me, e ve lo auguro di cuore. Chiusa questa parentesi, torno ai personaggi. Sloane ha perso tutto ciò che di buono aveva nel primo volume, e ignoro veramente il perché. Della ragazza combattiva e coraggiosa è rimasto ben poco, lasciando solo un’ombra umana di dubbi. Ora, io posso capire che la Young volesse far capire che una persona senza ricordi è fragile e che Sloane, ovviamente, non è più la ragazza di prima, ma a tutto c’è un limite. Mette in discussione tutto: lei, James, loro, la situazione che stanno vivendo, il futuro, se sia giusto o sbagliato ciò che stanno facendo. E quando Realm torna, rientrando prepotentemente nella sua vita e reclamandola come sua, questi dubbi si moltiplicano. È vero che Sloane non sa perché ama James, che ignora tutto quello che hanno passato insieme, ma il suo problema è quello di ignorare completamente anche le sensazioni che Realm le provoca (diffidenza, a tratti disprezzo, ostilità) e si culla nella convinzione di amarlo. E io davvero vorrei capire come si sia potuta realmente innamorare di un ragazzo di cui non sa assolutamente niente, specialmente in un centro riabilitativo finalizzato a cancellare la persona che era stata fino a quando non ha messo piede là dentro. Ma tant’è. E per non farci mancare nulla, prenderà delle decisioni allucinanti. Ma davvero assurde! Roba che spesso rileggevo per accertarmi di aver capito bene. Non vi dico nulla di più, solo tre parole:camera di motel. James non le
facilita le cose, tutto il contrario. Il suo raziocino in questo libro è stato
buttato violentemente fuori dalla finestra e rimpiazzato da gelosia allo stato
brado e irrazionalità come se non ci fosse un domani. Perché, James? Perché?
Eri il mio preferito – e okay, nonostante tutto, lo sei ancora. Realm l’ho
odiato. Davvero. Se nel primo romanzo mi stava sulla scatole, qui… Uh! Se
comincio a parlare di lui non finiamo più e rischierei di raccontarvi tutto il
romanzo, ma posso dirvi che in The Treatment conoscerete il vero Realm. E non è
un bell’affare. Dallas, nonostante fino a metà (e penso anche un po’ oltre) non
mi sia risultata particolarmente simpatica, trovo che sia il personaggio meglio
riuscito del secondo volume. All’apparenza è una combattente, che nasconde
sotto la divisa un cuore frantumato, troppe ferite e un vuoto totale dietro di
sé, e non sarà grande amica di Sloane. Fra le due ci sarà sempre molta
tensione, e se non è per un problema è sicuramente per ciò che succede e si
scopre ad un certo punto della storia. Cas ha avuto i suoi alti e bassi, mentre Lacey…
Un personaggio ‘importante’ per un certo lasso di tempo, che poi si perde come
tutto il resto. Insomma, l’idea di base della Young è sempre buona. Questo mondo
corrotto dal Programma, il suicidio visto come una malattia da debellare, le
persone che non possono permettersi di essere loro stesse, perché non si può
essere tristi o amareggiati qualche volta… Sloane e James che, insieme ad altri
Rientranti e non solo, si lasciano guidare dalle emozioni, seguendo quelle al posto dei
loro ricordi e che, proprio grazie ad esse, riescono a ritrovare quello che il
Programma ha loro strappato via. Almeno in parte. Ciò che manca a questo capitolo conclusivo è l’azione.
Voglio dire, loro scappano, ma a conti fatti non fanno niente. Non c’è pathos,
non c’è battaglia, non c’è movimento. E va bene che si parla di adolescenti ma,
per fare un esempio, ho letto i primi due capitoli della serie della Armstrong
(The Summoning e The Awakening) e lì, seppur parlando di YA – e parecchio
young, perché le età di questi protagonisti è davvero bassa –, i comportamenti
e le scelte che spingono i protagonisti ad agire sono molto diversi. Il sentimento
c’è, ma la voglia di restare in vita è qualcosa che supera anche i drammi
amorosi. Ed è un dettaglio che in The Treatment non ho notato. C’era già molta
carne al fuoco, perché inserire questo triangolo per me insensato? Penso che la Young avrebbe potuto
focalizzare la sua attenzione su tantissime altre questioni. Per dirne una, è
dal primo libro che voglio capire perché il Governo ha creato il Programma. Perché
in questa società il suicidio si è trasformato in una malattia e tanto altro. Purtroppo, però, nulla di tutto questo viene spiegato. Ci sarà
una persona che tenta di dare una spiegazione, ma alla fine concorderà con
Sloane che, a conti fatti, ci sono solo ipotesi ma niente dati certi: nessuno
sa veramente perché il suicidio è aumentato o perché è stato visto come una
malattia contagiosa, hanno solo pensato a debellarlo quando si sono resi conto
che con gli psicologi non si arrivava da nessuna parte. E non vi sto a dire chi
o come prende la pillola arancione. Per falra breve, quel poco che l'autrice ha tentato di spiegare è fatto a livelli superficiali e piuttosto discutibili.
La parte che ho apprezzato più di tutto il romanzo, anche se ha le solite pecche che avevo riscontrato nel primo volume, è il ritorno dei soggetti all’interno del Programma. Non vi starò qui a dire se sono loro che fanno irruzione o se vengono catturati, o se si fanno catturare di proposito, lo scoprirete leggendo, ma sono stati i capitoli che ho avuto maggiore voglia di sfogliare. Anche se sono collocati quasi a fine libro :/ Non vi ho detto cosa ne penso della scrittura della Young perché, per quanto folle il tutto, il romanzo si legge piuttosto bene, e il suo stile si riconferma incalzante e scorrevole. Ci sono scene o momenti un po’ noiosi, ma questo non dipende dalla scrittura in sé quanto dall’aver voluto allungare il brodo.
In conclusione, se avete letto e apprezzato il primo romanzo The Treatment è da leggere, perché ogni storia ha bisogno della sua conclusione. Vi consiglio, tuttavia, di far passare un po’ di tempo, anche un mesetto magari, fra la lettura di uno e l’altro. Posso quindi dire che questo romanzo è promosso e consigliato con riserva, perché io mi aspettavo qualcosa di completamente diverso.
-Ho un’unica domanda per l’autrice: Suzanne Young, che cos’hai fatto?! *piange disperata*
Nel complesso non posso dire che The Treatment sia un brutto libro, ma non posso nemmeno dire che sia bello o avvalorarlo come degno seguito e degna conclusione. Perché, ahime, non lo è per niente. Leggerli insieme mi ha dato l’impressione di cadere dalla padella nella brace, non so. Dalle stelle alle stalle, ecco. È come se l’autrice abbia messo tutto ciò che di buono aveva questa duologia nel primo volume, dimenticandosi completamente il secondo, che ha farcito con situazioni grottesche. Partendo dai personaggi, che molto più di spesso sembrano caricature di quelli che compaio in The Program. In molti mi hanno detto che, probabilmente, il problema è stato quello di leggerli uno in fila all’altro, perciò – sconsiglio spassionato – non leggeteli di filata! Aspettate, magari voi apprezzerete questa serie molto più di me, e ve lo auguro di cuore. Chiusa questa parentesi, torno ai personaggi. Sloane ha perso tutto ciò che di buono aveva nel primo volume, e ignoro veramente il perché. Della ragazza combattiva e coraggiosa è rimasto ben poco, lasciando solo un’ombra umana di dubbi. Ora, io posso capire che la Young volesse far capire che una persona senza ricordi è fragile e che Sloane, ovviamente, non è più la ragazza di prima, ma a tutto c’è un limite. Mette in discussione tutto: lei, James, loro, la situazione che stanno vivendo, il futuro, se sia giusto o sbagliato ciò che stanno facendo. E quando Realm torna, rientrando prepotentemente nella sua vita e reclamandola come sua, questi dubbi si moltiplicano. È vero che Sloane non sa perché ama James, che ignora tutto quello che hanno passato insieme, ma il suo problema è quello di ignorare completamente anche le sensazioni che Realm le provoca (diffidenza, a tratti disprezzo, ostilità) e si culla nella convinzione di amarlo. E io davvero vorrei capire come si sia potuta realmente innamorare di un ragazzo di cui non sa assolutamente niente, specialmente in un centro riabilitativo finalizzato a cancellare la persona che era stata fino a quando non ha messo piede là dentro. Ma tant’è. E per non farci mancare nulla, prenderà delle decisioni allucinanti. Ma davvero assurde! Roba che spesso rileggevo per accertarmi di aver capito bene. Non vi dico nulla di più, solo tre parole:
La parte che ho apprezzato più di tutto il romanzo, anche se ha le solite pecche che avevo riscontrato nel primo volume, è il ritorno dei soggetti all’interno del Programma. Non vi starò qui a dire se sono loro che fanno irruzione o se vengono catturati, o se si fanno catturare di proposito, lo scoprirete leggendo, ma sono stati i capitoli che ho avuto maggiore voglia di sfogliare. Anche se sono collocati quasi a fine libro :/ Non vi ho detto cosa ne penso della scrittura della Young perché, per quanto folle il tutto, il romanzo si legge piuttosto bene, e il suo stile si riconferma incalzante e scorrevole. Ci sono scene o momenti un po’ noiosi, ma questo non dipende dalla scrittura in sé quanto dall’aver voluto allungare il brodo.
In conclusione, se avete letto e apprezzato il primo romanzo The Treatment è da leggere, perché ogni storia ha bisogno della sua conclusione. Vi consiglio, tuttavia, di far passare un po’ di tempo, anche un mesetto magari, fra la lettura di uno e l’altro. Posso quindi dire che questo romanzo è promosso e consigliato con riserva, perché io mi aspettavo qualcosa di completamente diverso.
Finamente ce l'ho fatta! Sono riuscita a pubblicare questa recensione xD Fatemi sapere con un commento cosa ne pensate voi, di questo libro. Se lo avete letto, se lo leggerete... E se non siste ancora lettori fissi del blog, cliccate sul tasto 'segui' e diventatelo =) In questo modo non perderete nessun post. Io vi mando un bacione!
Alla prossima,
Feeling Reading
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