lunedì 13 giugno 2016

Recensione: "Ti darò il sole" di Jandy Nelson

Buongiorno a tutti, readers! Come annunciato ieri, eccovi la recensione di Ti darò il sole. Non voglio dilungarmi troppo nell'introduzione, questa mattina, anche perché non voglio anticiparvi sulla della mia personale opinione del libro che leggerete di seguito. Perciò, vi auguro un buon lunedì mattina, una grandiosa settimana e... Spero che la mia recensione a questo romanzo possa esservi utile xD

Titolo: Ti darò il sole
Autore: Jandy Nelson
Editore: Rizzoli
Pagine: 500
Prezzo: € 16,00
Data d'uscita: 26 maggio 2016
Solo un paio d’ore dividono Noah da Jude, ma a guardarli non si direbbe nemmeno che sono fratelli: se Noah è la luna, solitaria e piena di incanto, Jude è il sole, sfrontata e a proprio agio con tutti. Eppure i due gemelli sono legatissimi, quasi avessero un’anima sola. A tredici anni, su insistenza dell’adorata madre stanno per iscriversi a una prestigiosa accademia d’arte. Tecnicamente è Noah ad avere il posto in tasca – è lui quello pieno di talento, il rivoluzionario, l’unico che nella testa ha un intero museo invisibile – e invece in un salto temporale di tre anni scopriamo che è Jude ad avercela fatta, ma anche che i due fratelli non si parlano più, che Noah ha smesso di dipingere, che si è normalizzato, e che Jude si è ritirata dal mondo che tanto le calzava a pennello. Cos’ha potuto scuotere il loro legame così nel profondo?In un racconto a due voci e a due tempi, Noah e Jude ci precipitano tra i segreti e le crepe che inevitabilmente si aprono affacciandosi all’età adulta, ma anche nelle coincidenze che li risospingono vicini, laddove, forse, il mondo può ancora essere ricucito.
VOTO:


RECENSIONE
Non avevo la minima idea di chi fosse Jandy Nelson, lo ammetto. Ero a conoscenza che i suoi romanzi, soprattutto in America, fossero parecchio apprezzati, ma mai avevo letto qualcosa di questa autrice benché il suo primo romanzo – The sky is everywhere – fosse stato pubblicato dalla Fazi nell’ormai lontano 2011. Libro che, avendo letto la trama, penso proprio che cercherò e comprerò. Questo per dirvi che, tutto sommato, Ti darò il sole mi è piaciuto, anche se mi aspettavo una trama completamente diversa.
Il romanzo edito dalla Rizzoli si divide in due grandi filoni temporali: passato e presente. È il tredicenne – e poi quattordicenne – Noah a raccontare il passato, mentre toccherà alla sua gemella, Jude, narrare il presente dei fatti. Noah e Jude sono sempre stati diversi: giorno e notte, caldo e freddo, genio e follia. Se Noah si perdeva nel suo mondo solitario e introverso fatto di arte, Jude era una ragazzina popolare, sempre in mezzo alle persone e con il sorriso ben stampato in faccia. Eppure erano incredibilmente uniti. Ma tutto cambia quando loro madre, patita d’arte, propone ai due figli di iscriversi all’accademia d’arte più famosa della città. Teoricamente, è Noah ad avere la sicurezza del risultato, eppure – dopo il primo salto temporale – scopriamo che è Jude a frequentare la scuola. E del ragazzino sognatore e solitario, introverso e dedito al suo mondo fatto di quadri non è rimasto quasi più niente. È come se Noah fosse diventato Jude e Jude fosse diventata Noah. Ora è lui ad avere il monopolio di una vita normale. Non essendo entrato all’accademia d’arte ha smesso di dipingere, ha parecchi amici e il rapporto con sua sorella si è drasticamente incrinato. E nemmeno Jude è la stessa. Ora è solitaria e arrabbiata, persa in un mondo fatto di illusioni e di fantasmi.
L’inizio del romanzo è al quanto bizzarro, anche se mi ha fatto parecchio sorridere. Ma andando avanti la sua stranezza non l’ho più percepita tale. A quanto ci spiega la Nelson, Jude parla e vede costantemente il fantasma della nonna, a cui era legatissima, e apprendiamo quasi subito che anche sua madre – e madre di Noah – è morta. E il fantasma della madre la perseguita, distruggendo qualsiasi cosa che la ragazza crei. Immaginate quindi di leggere di questa ragazzina di sedici anni che parla dalla sola, con questa nonna-fantasma (che personalmente ho adorato) e che cerca di capire come mai sua madre, morta anch’essa, ce l’abbia con lei così tanto da distruggere la sua arte dall’aldilà. Finito il primo capitolo dal punto di vista di Jude ho allontanato un attimo il Kindle e l’ho guardato perplessa. Poi ho riletto la trama del romanzo e ho ripreso la lettura. C’è da dire che ho apprezzato molto di più la Jude-fuori di testa rispetto alla versione tredicenne. Il problema del romanzo, se vogliamo trovargli un problema vero e proprio, per quel che mi riguarda è Noah. Io non l’ho compreso per niente. Non sono riuscita a stabilire un minimo di empatia con questo ragazzo, dapprima tormentato e poi quasi ‘libertino’, che secondo me ha fatto scelte che non stanno in piedi con chi era all’inizio della storia. E mi è risultato difficile identificarmi con lui nei suoi capitoli, forse perché a ventisette anni è quasi impossibile identificarsi in un tredicenne. Non lo so, ma anche il Noah di diciassette era parecchio… strano. O meglio, erano le sue scelte ad essere strane, secondo me. Lo stile della Nelson comunque mi è piaciuto molto, ho trovato una narrazione parecchio introspettiva e molto descrittiva. Il linguaggio è semplice, più complesso in alcuni punti ma mai eccessivo. Si fa sicuramente leggere in fretta e invoglia il lettore a continuare alla fine di ogni capitolo. Anche se sono davvero, davvero lunghissimi! Se non erro, il romanzo è diviso in sette parti – sette capitoli – e come minimo hanno una lunghezza di quaranta/cinquanta pagine a testa. E se si ha poco tempo per leggere sembra che non si abbia letto molto, quando invece non è così.
L’unico vero neo del romanzo è la storia.
Non fraintendetemi. Il romanzo mi è piaciuto, ma la sinossi rilasciata – sia dalla Rizzoli che dalla casa editrice americana – è parecchio fuorviante. In primis, non è vero che Noah e Jude non si parlano più. Vivono perfino ancora sotto lo stesso tetto, quindi devono per forza parlarsi. È il loro rapporto ad essere cambiato, ad essersi raffreddato. E quando scoprirete il motivo vi cadranno le braccia, o forse no. Non lo so. A me sono cadute. Credevo fermamente che il motivo di questo distacco riguardasse la scuola, l’arte, invece… potrebbe non essere così. O potrebbe non essere solo per questo. Insomma, senza dirvi troppo o svelarvi troppo, vi basti pensare che i motivi e la realtà sono parecchio distanti da quello che fa intendere la trama. Motivo che, per quanto abbia ritenuto molto bello il romanzo, mi ha spinta a dargli solo un quattro stelle stiracchiate. In parte mi è piaciuto, in parte mi ha delusa. E sono rimasta delusa perché, secondo me, come ho già detto, la trama fa intendere tutt’altro. E io mi aspettavo di leggere tutt’altro. Se non avessi letto la sinossi, se non avessi sentito il grande successo che tutti – lettori, blogger, casa editrice – riponevano in questo libro, molto probabilmente lo avrei adorato, perché il messaggio che passa fra le pagine è molto forte, molto bello e molto importante. Il secondo problema riguarda le questioni che la Nelson lascia a metà. Voglio dire, è palese che il romanzo sia di formazione e con il soprannaturale non c'entra nulla, quindi le cose che accadono a Jude come si spiegano? Il finale lascia intendere qualcosa, ma non c'è conferma. E se l'idea della voce della nonna è una sorta di riverbero della coscienza della ragazza, tutti i danni inspiegabili che ha subito cosa sono? Non mi è dispiaciuta l'idea di questo collegamento spettrale, ma avrei preferito che alla fine il suo perché venisse spiegato.
Oltre a Noah e Jude ci sono altri personaggi quasi fissi che, man mano, compaiono del libro. Brian, Oscar, il pittore – che so come si chiama ma non so scriverlo. E il padre dei gemelli che, col cuore a pezzi, tenta di tenere unita la famiglia che è rimasta. In qualche modo li ho adorati tutti. Anche se penso che la Nelson abbia forzato un po’ troppo gli eventi, ma è una questione di gusto personale. Mettiamola così: è vero che tutte le strade portano a Roma, ma non è che se esco da Milano trovo la capitale dietro l’angolo. Capirete quando leggerete il romanzo, fidatevi. Vi do solo un indizio: Oscar.
In conclusione, io consiglio questo romanzo. Forse non sembra, ma mi è piaciuto. Non in modo stratosferico come quando ho letto la trama (dannata trama!), ma mi è piaciuto. Andrò anche a cercare il primo romanzo dell’autrice, perché il suo modo di scrivere – per quanto particolare – mi ha piacevolmente colpita.
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Rileggendo la recensione sembra davvero che il libro non mi sia piaciuto, ma non è così. Giuro! Il mio problema, come avrò detto almeno venti volte, è stata la trama. Se qualcuno di voi lo ha già letto, mi dica se la pensa come me! Lasciatemi quindi un commenti qui sotto, e fatemi sapere se la mia recensione vi è stata utile - se non avete ancora letto il romanzo - e se la pensate o meno come me. Ci tengo moltissimo ai vostri pareri, lo sapete :) Io vi mando un bacione e vi ringrazio per aver letto la mia recensione (ho fatto anche la rima :P).
Alla prossima,
Feeling Reading

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